“Il segreto di Nicodemo”: violenza e redenzione nella poesia di Margherita Guidacci
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Abstract
Nell’articolo si metterà a tema la poetica dell’autrice fiorentina Margherita Guidacci, situandone la produzione poetica nell’orizzonte culturale e letterario del suo tempo; si darà conto poi delle sue scelte stilistiche e tematiche. Dopo aver affrontato il problema della sua fortuna critica e delle sue relazioni con scrittori e intellettuali a lei coevi, si metterà in rilievo la natura metafisica della sua eleborazione poetica, così come ben attestato dai critici che hanno affrontato i suoi lavori, apprezzandone i risultati. In particolare, ci si soffermerà sulla tensione poetica esistente in tutti i suoi componimenti tra morte e vita e su come la prima sia una presenza epifanica onnipresente, ma non per questo determinante una posizione esistenziale disperante. È piuttosto la violenza dell’uomo a trasformare la morte in una presenza orrifica. Successivamente, attraverso l’analisi della raccolta Neurosuite, si affronterà il tema della solitudine psichica e della violenza delle pratiche psichiatriche, comparando l’opera di Margherita Guidacci con quella di poetesse come Amelia Rosselli e Antonia Pozzi. Da ultimo si affronterà il tema della violenza che degrada l’ordine cosmico, che da Caino in poi ha determinato un intero “firmamento di sangue”, così come la Guidacci la rappresenta nell’opera L’orologio di Bologna, scritta dopo l’attentato terroristico alla stazione di Bologna dell’agosto del 1980. Si metteranno a questo punto in rilievo gli elementi proposti dalla poetessa per una rinascita che dia speranza rispetto all’evidente onnipresenza del male, ben esplicitati dall’espressione “il segreto di Nicodemo” di dickinsoniana memoria.